La compilazione del 5x1000 è
indubbiamente il momento meno frustrante quando si affronta la dichiarazione
dei redditi: ti dà sempre la sensazione di star facendo qualcosa di veramente
giusto, di aiutare chi veramente necessita di soldi nel nostro Paese.
Associazioni di volontariato per i malati, organizzazioni dedite alla ricerca della
cura per malattie degenerative, enti dediti alla tutela di qualche villa
rinascimentale (e via di questo passo) si possono sostenere con poche mosse e
molta soddisfazione. Problemi non ce ne dovrebbero essere: un’organizzazione
per essere inclusa nell’elenco dei beneficiari del 5x1000 deve superare una
tortuosa via crucis composta da carte, scartoffie e burocrazia di ogni genere,
tra cui addirittura un’autorizzazione del ministero competente. Basti solo
pensare che da quando questa pratica è entrata in vigore (sono passati sette
anni) le sono state dedicate ventuno leggi, tant’è vero che, per entrare nel
famigerato elenco, bisogna munirsi di almeno due anni di pazienza.
Ma (c’è sempre un «ma» in queste
storie, altrimenti non saremmo in Italia) la contorta burocrazia diventa
magicamente più semplice in certi particolari casi. Facendola breve, il
contribuente che col 5x1000 spera di non dare i propri averi in pasto alla
vituperata «casta», corre il rischio di ottenere l’effetto contrario, ossia
sovvenzionare uomini politici e istituzioni a cui i soldi non mancano di
sicuro. Non solo: la semisconosciuta truffa del 5x1000 è un autentico
finanziamento pubblico alla politica in grado di garantire discreti introiti
senza dare troppo nell’occhio. Andiamo nel dettaglio.
La ormai decennale fondazione
Magna Carta, sulla carta (poco «magna») si «dedica alla ricerca scientifica,
alla riflessione culturale e alla elaborazione di proposte di riforma». Un
proposito talmente nobile da garantire la possibilità di erogare donazioni da
quasi cinque anni. Non tutti sanno che tale fondazione vede come presidente
Gaetano Quagliariello, «saggio» nominato da Napolitano, ministro delle Riforme
del governo Letta, uomo di punta del Pdl prima di diventare uomo di punta del
nuovo partito di Angelino Alfano.
Oppure, come non fidarsi di una
fondazione nata nel 2003 per «valorizzare e promuovere la cultura popolare,
comunitaria, tradizionale e nazionale»? La fondazione si chiama Nuova Italia,
il cui presidente, tale Gianni Alemanno (ex ministro dell’Agricoltura ed ex
sindaco di Roma per il partito di Berlusconi), di «nuovo» sembra avere ben
poco. Come se non bastasse, il segretario generale di Nuova Italia risulta un
certo Franco Panzironi, finito per qualche congiunzione astrale al vertice
della municipalizzata romana dei rifiuti. Nuova Italia, vecchi vizi.
Nel versante opposto, la
fondazione Italianieuropei prevede la possibilità di ottenere sostegno dal
5x1000 nonostante sia capitanata da Massimo D’Alema e annoveri nel suo comitato
la presidente della commissione Affari Costituzionali Anna Finocchiaro, l’ex
presidente del Pd Gianni Cuperlo, il sindaco di Roma Ignazio Marino, l’ex
sindacalista ed ex candidato al Quirinale Franco Marini, l’esponente Pd Luciano
Violante, il governatore del Lazio Nicola Zingaretti e compagnia cantando. A
prescindere da quale sia il giudizio che si abbia di queste personalità, non mi
sembra si tratti di individui con problemi di bilancio familiare tanto da dover
richiedere ai cittadini un aiuto. Insomma, se hanno voglia di discutere di
politica, impresa ed europeismo lo possono fare benissimo di tasca propria.
Se invece siete attratti come i
bambini di Hamelin dal dolce suono di un think-tank il cui proposito è
«favorire lo sviluppo dei valori etici e politici del pensiero liberale laico e
cattolico», conviene che facciate uno sforzo e vi tappiate le orecchie. La
fondazione, il cui nome è Liberal, è proprietà di Ferdinando Adornato, nato
come giornalista ma con l’andare del tempo finito per disquisire di «valori
etici e politici» tra i banchi di Montecitorio da ben cinque legislature: prima
con Alleanza Democratica, poi con Forza Italia, poi con l’Udc, poi con Scelta
Civica e attualmente coi Popolari il nostro Adornato non ha mai smesso di
pensare alla sua creatura. Dapprima «Cronache di Liberal» era un mensile (in
passato ampiamente foraggiato dai finanziamenti pubblici alla stampa con un
paio di milioni all’anno) il quale, nato nel 1995, divenne ben presto l’organo
ufficiale dell’Udc prima di chiudere definitivamente i battenti circa un anno
fa. Defunta la rivista, la fondazione a essa collegata è più viva che mai, ed è
entrata nel novero degli enti a cui è possibile erogare il proprio 5x1000 fin
dall’esordio di questa pratica, ossia fin dal 2006, figurando come ente dedito
nientemeno che alla «ricerca scientifica» e superando addirittura il controllo
del ministero dell’Istruzione.
Zitto zitto e quatto quatto, il
poco noto ex europarlamentare (nonché pregiudicato) del Pdl Aldo Patriciello è
riuscito a ottenere nel 2011 1,8 milioni grazie ai contributi del 5x1000 alla
fondazione di famiglia, l’istituto neurologico Neuromed.
Sembra quasi impossibile che
anche la fondazione San Raffaele di Don Luigi Verzè abbia avuto il via libera
nel ricevere finanziamenti, e invece anche tale ente risulta beneficiario del
5x1000, e come se non bastasse c’è la possibilità di erogare fondi anche al San
Raffaele romano della famiglia Angelucci. Un beneficiario di tutto rispetto, se
si considera che nel solo 2011 riuscì a raggranellare quasi sei milioni di
euro.
Non si tratta però di soli
politici: il sottobosco di fondazioni dedite a raccogliere fondi tramite la
dichiarazione dei redditi presenta anche categorie di altro genere. Tra queste
la fondazione italiana del Notariato, la quale dal 2006 si prodiga nel
«migliorare le qualità professionali e culturali dei notai italiani».
Personalmente devo ancora capire cosa faccia concretamente, eppure nel 2011 è
riuscita a incassare 800mila euro da soli 1.081 contribuenti (che professione
svolgano questi contribuenti è facilmente intuibile).
Chi è dotato di profonda fede può
invece erogare il proprio 5x1000 all’associazione Radio Maria la quale,
spacciandosi per ente di «volontariato», ha messo in tasca nel solo 2011 2,1
milioni di euro.
Chi invece nutre maggiore fede
verso il mondo dei sindacati può donare fondi all’Istituto sindacale per la
cooperazione e lo sviluppo (Iscos) fondato nel 1983 dalla Cisl, oppure
all’Associazione nazionale comunità sociali o sportive, legata a
Confartigianato; dando vita in questo modo ad uno sfacciato conflitto
d’interesse dovuto al fatto che i sindacati da un lato offrono assistenza fiscale
per la dichiarazione dei redditi e dall’altro sono essi stessi beneficiari del
5x1000. Una paradossale situazione che, in passato, ha spinto l’Agenzia delle
Entrate a intervenire «per rimuovere una specifica situazione che poteva
influenzare la libera scelta del contribuente».
La punta di diamante è
rappresentata però da una bizzarra Onlus, la fondazione Milan, fondata nel 2003
con il nobile principio di «fare qualcosa di buono per la collettività ed
esprimere solidarietà con chi si trova in situazioni di disagio». Sembra strano
che tutte queste dimostrazioni di solidarietà non le riesca a fare senza
bisogno del contributo dei cittadini, visto il fatto che tale Onlus è
presieduta dalla famiglia di Silvio Berlusconi, uomo che di certo non si trova
in condizioni di chiedere denaro ai contribuenti e che di possibilità per dare
sostegno alla collettività ne ha avute molte, dato che è un protagonista della
vita politica italiana da vent’anni a questa parte.
Ma da quando si entra nell’elenco
non ci dovrebbero essere una serie di controlli? Ufficialmente è così, il
ministero del Lavoro dovrebbe controllare periodicamente i vari enti
«segnalando eventuali posizioni da sospendere» ma, secondo la Corte dei Conti, le norme
sono talmente ingarbugliate che tale pratica «risulta esercitata una sola
volta». «Esemplare per l’incertezza delle disposizioni», proseguono i
magistrati contabili, «la vicenda relativa alle fondazioni. All’origine, furono
previste nella categoria del volontariato; nel 2007, furono escluse quelle non
classificate come Onlus, a meno che non rientrassero nella tipologia della
ricerca scientifica. Per gli anni 2007-2009, fu inserita una categoria
specifica: le fondazioni nazionali di carattere culturale, peraltro, di
difficile individuazione, essendo il requisito culturale di incerta
qualificazione». Detto in soldoni, «la mancanza di una rigorosa selezione ha
fatto crescere a dismisura il numero dei beneficiari» con tutto ciò che ne
consegue.
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