Ha fatto proprio bene Berlusconi a scegliere come sede della
nuova Forza Italia lo storico Palazzo Fiano in piazza San Lorenzo in Lucina;
infatti, proprio nelle stanze che ospitano l’ufficio di Berlusconi, nel XIX
secolo si svolgeva un rinomato teatro di marionette (visitato anche da Canova,
Verdi, Dickens e Donizetti), simpaticamente descritto coi seguenti versi dal
poeta Giuseppe Gioacchino Belli: «Checca, sei mai stata al teatrino/ de
burattini der Palazzo Fiano?/ Si vedi, Checca mia, tiengheno inzino/ er naso
come noi, l’occhi e le mano/ c’è l’Arlecchin-batocchio, er Rugantino,/ er
Tartaja, er Dottore, er Ciarlatano»(1). Non è difficile trovare
delle similitudini tra gli spettacoli ridanciani e grotteschi di quelle
marionette e le vicissitudini che accompagnano Forza Italia in questi mesi.
Prima la diatriba tra «falchi» e «colombe», poi la scissione di Alfano, poi le
liti interne tra i nuovi arrivati e la vecchia guardia, poi i dissidi nelle
diverse realtà locali, poi l’insistenza di Fitto a candidarsi alle europee, poi
i guai del ribelle Cosentino, poi l’imbarazzo del partito nel candidare Scajola,
poi Toti che in un fuorionda confessa affranto che quello con Renzi è un
«abbraccio mortale», poi la delusione di Bonaiuti, poi le polemiche sulle eventuali
candidature dei figli, poi la first lady Francesca Pascale che si lascia andare
a considerazioni e diktat, poi le bordate di Brunetta, poi i sondaggi sempre
più impietosi, poi Dell’Utri che si nasconde in Libano per scampare all’arresto;
il tutto condito dalle vicende giudiziarie di Berlusconi, ora condannato in via
definitiva in attesa di scontare la pena. Insomma, sembra veramente di
assistere a uno spettacolo popolare della commedia dell’arte.
Berlusconi, che ha visto la sua leadership sfaldarsi, è
costretto a prendere atto che i suoi uomini sono spinti solo e soltanto da
interessi personali, dei destini di Forza Italia (e quindi di Berlusconi) non
gliene importa nulla a nessuno. Berlusconi voleva tentare la sfida di creare un
movimento nuovo, fresco, giovane, compatto e combattivo sulla scia del Pd a
guida Renzi e del MoVimento 5 Stelle. Ma si è dovuto presto ricredere: inserire
nuove leve significa estromettere personaggi di vecchia data, e questo non è
gradito. Inoltre, le nuove leve (pescate per lo più nel mare delle aziende
familiari) si sono rivelate inadatte a mettere in moto una vera leadership e a
dimostrare carisma e forza di volontà. Demoralizzato da questa situazione,
l’ex-Cavaliere è finito per diventare sempre più succube del «cerchio magico»
composto dalla sua fidanzata e dalla segretaria Maria Rosaria Rossi, le quali
oramai spadroneggiano nel partito facendo il loro buono e cattivo tempo.
Il sogno di creare una rete di club sul territorio nazionale
si è praticamente infranto di fronte alle difficoltà burocratiche che occorrono
per aprire questa specie di luoghi di aggregazione. Come se non bastasse, la
gestione dei club è stata affidata (sempre in nome del principio «lasciamo
spazio alle facce nuove») a un personaggio come Marcello Fiori. Fiori, 53enne
ex-braccio destro di Bertolaso, è passato agli onori delle cronache all’epoca
in cui faceva il commissario straordinario a Pompei sia per un’indagine della
magistratura (l’accusa è di «abuso d’ufficio continuato»), sia per il suo
bizzarro modo di gestire le spese connesse al sito archeologico. Tra queste
spese si segnalano mille bottiglie di vino «Villa dei Misteri» pagate 55 euro
cadauna (per due terzi dimenticate in un magazzino), 5.775.256 euro alla Wind
per la fornitura di linee telefoniche, 3.164.282 euro alla stessa società per
il progetto «Pompei viva», 102.963 euro per il progetto «(C)Ave Canem» il cui
scopo era censire e curare 55 cani randagi (sono stati spesi quasi duemila euro
per ogni animale), 81.275 euro per l’«organizzazione accoglienza per visita
presidente Consiglio» (visita che non c’è mai stata), 12.000 euro per la
rimozione di diciannove pali della luce, 1.776 euro per le «divise degli
autisti a disposizione del Commissario». Dulcis in fundo, 10.929 euro per
«ideazione, sviluppo e rilegatura di n.50 copie del documento Piano degli
interventi e relazione sulle iniziative adottate dal commissario delegato». 218
euro per ogni copia di un libro che narra le prodezze della gestione di Fiori.
Gestione che, stando all’Osservatorio, dei 79 milioni di euro messi a
disposizione soltanto un 20% è servito per mettere in sicurezza il prezioso
sito. E tralascio volutamente l’orrida riparazione del Teatro Grande, fatta con
cordoli di cemento armato e mattoni di tufo(2).
Altra «faccia nuova» (ma tutt’altro che presentabile) è
quella del senatore, ex-poliziotto ed ex-presidente del Consiglio Regionale Claudio
Fazzone, 52enne nominato coordinatore regionale di Forza Italia nel Lazio.
Fazzone è il padrone indiscusso della provincia di Latina, dove alle Regionali
del 2000 ebbe più preferenze di tutti i candidati dei Ds messi insieme. Il
cuore del suo regno è la sua città natale, Fondi, sede di uno dei più
importanti mercati ortofrutticoli d’Europa. Un business di tutto rispetto,
tant’è vero che vi sono sospetti di infiltrazioni di attività camorristiche al
suo interno; sospetti talmente forti che nel 2009 il prefetto di Latina chiese
addirittura lo scioglimento del Comune di Fondi per infiltrazioni mafiose
(scioglimento evitato proprio per le forti pressioni di Fazzone sull’allora
governo di centrodestra).
Non solo: l’influenza di Fazzone ha fatto in modo che in
passato lo Stato elargisse la generosa cifra di 983.000 euro per la società
S.I.L.O. srl, di cui Fazzone è socio e il cui bilancio degli ultimi due anni
era pari a zero. Visto che questi soldi (oltre al lauto stipendio di senatore)
non gli bastavano per condurre una vita dignitosa, Fazzone ha pensato bene di
farsi eleggere Presidente di una società che gestisce il ciclo idrico della Provincia
di Latina ricevendo un compenso di 100-150mila euro annui. Ma Fazzone, bisogna riconoscerglielo, pensa
anche agli amici: è un caso che l’ex-sindaco di Fondi Onoratino Orticello, in
difficoltà economiche, sia diventato improvvisamente consigliere regionale del
Lazio quando il Presidente del Consiglio Regionale era proprio Fazzone? È un
caso che tre anni fa venne condotta un’indagine giudiziaria che sospettava di
raccomandazioni nella Asl di Latina in cui era coinvolto lo stesso Fazzone?
(3)
Fiori e Fazzone sono due esempi di personaggi scelti per
portare una «ventata d’aria fresca» all’interno di Forza Italia. Non sapendo se
ridere o piangere, forse è meglio ridere ripensando a queste autentiche
incarnazioni delle marionette di Palazzo Fiano le cui avventure furono
descritte da Ippolito Taine come «amara buffonata». Oltretutto, stando a quanto
racconta Dickens, il burattinaio di Palazzo Fiano era Filippo Teoli, uomo
sempre incline alle battute, costantemente assillato da problemi con la
giustizia e demiurgo del personaggio Cassandrino, ricco borghese circondato da
scrocconi e rovinato dalle donne.
Non ci resta che concludere con i versi di Gioacchino Belli:
«Li teatri de Roma so’ ariuperti/ ciové la Valle e ‘r teatrino Fiani./ E quant’a Cassandrino
li romani/ dicheno a chi ce va: lei se diverti».
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(1) da Filippo Ceccarelli, su «La Repubblica» del
20/09/2013. I versi sono tratti dalla poesia «Li burattini» scritta nel 1831
(2) la storia è stata raccontata da Gian Antonio Stella sul
«Corriere della Sera» del 09/12/2013, coadiuvata da un’inchiesta de
«L’Espresso»
(3) le vicende sono state tratte da un articolo di Sergio
Rizzo sul «Corriere della Sera» del 04/01/2014
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