martedì 4 febbraio 2014

Il MoVimento dell'odio



Prima il «boia» rivolto (in Parlamento) al Presidente della Repubblica, poi la vera e propria occupazione della Camera e delle Commissioni (a suon di urla, minacce, insulti e ostruzionismo fisico), poi la richiesta di messa in stato d’accusa di Napolitano, poi la provocatoria domanda «Voi cosa fareste da soli in macchina con la Boldrini?» corredata dalle prevedibili nauseabonde risposte da parte della rete. Il MoVimento 5 Stelle non concede tregua. Ogni giorno viene messa a punto una nuova arma, un nuovo pretesto, un nuovo capro espiatorio per scatenare l’odio popolare.
Con la scusa che «tutti i mezzi d’informazione sono corrotti», il padre-padrone del MoVimento, il comico Beppe Grillo, si erge a portatore di verità evangeliche, verità evangeliche ascoltate e credute senza remore dai suoi adepti. E pazienza se, dopo aver analizzato più di 60mila dichiarazioni, lo staff del sito web PagellaPolitica.it abbia rivelato che soltanto il 58% delle affermazioni del comico sono riconducibili alla realtà (una percentuale uguale a quella di Berlusconi, tanto per intenderci)(1).
Tanto per dirne una (forse la più grossa), durante la tappa a Siena dello Tsunami Tour nel gennaio 2013, aveva riferito che la crescita toglie posti di lavoro. A dimostrazione di ciò, riportava che la Germania aveva raddoppiato la sua produzione portando però ad una riduzione del 15% dei posti di lavoro. Una panzana smentita dai dati Eurostat e Ocse: la produzione tedesca non è raddoppiata, e i posti di lavoro sono, anzi, aumentati. Una perla del genere ha meritato giustamente il titolo onorifico di «Panzana dell’anno», mentre il suo inventore, Grillo, ha ricevuto nientemeno che l’iridato titolo di «Pinocchio 2013»(2).
Se continua di questo passo, temo che il comico possa essere il favorito anche per l’edizione 2014 di questo premio. Ogni giorno, infatti, la fervida fantasia di Grillo partorisce nuovi slogan, nuove invettive, nuove vicende. Il tutto rigorosamente inventato di sana pianta. Un esempio su tutti: l’esborso da parte dello Stato di 7,5 miliardi di euro per le banche azioniste di Bankitalia.
Lo scopo principale di queste scempiaggini è semplice e terrificante: scatenare ancora di più l’odio verso la politica e le Istituzioni, specie in un periodo in cui la macchina delle riforme si sta mettendo in moto. Ma non solo. Lo scopo di questi slogan privi di argomentazione è anche quella di tenera unita e salda la sua base elettorale.
Lo sappiamo tutti: il MoVimento 5 Stelle è stato la forza politica che ha riscosso più successo sul territorio nazionale alle elezioni politiche del febbraio 2013(3). Un vero e proprio «tsunami» di voti che conosce però un unico e flebile comune denominatore: l’odio verso la politica.
Coloro che hanno votato il MoVimento non lo hanno fatto per la fiducia che nutrono in Grillo (solo il 14% degli elettori 5 Stelle ha scelto il proprio voto in base alla simpatia per il leader, contro il 22 del Pd, il 41 del Pdl e il 68 di Sc), bensì per il programma elettorale (un striminzito elenco di frasette racchiuse in poche pagine) e per l’avversione nei confronti del resto delle forze politiche. Ben il 57% dell’elettorato 5 Stelle è stato spinto da uno di questi due motivi nella sua scelta di voto(4).
Non c’è nessuna ideologia di fondo, né alcun progetto di base. La mancanza delle basi essenziali per dare vita ad una forza politica (non c’è nemmeno un candidato premier!) ha provocato una grande eterogeneità tra gli elettori del MoVimento 5 Stelle. L’M5S ha pescato i suoi voti in ogni settore della vita pubblica, in ogni angolo geografico del paese, in ogni cultura e tradizione politica.
Agli albori, il MoVimento aveva una preponderante connotazione giovanile, di sinistra (alla fine del 2010 il 33% della base proveniva da questa cultura politica) e attirava per la gran parte lavoratori dipendenti. Con le Amministrative del 2012, i 5 Stelle iniziano ad avere più notorietà. L’aumento di notorietà ha comportato un significativo mutamento nel tipo di elettorato, che porterà addirittura, a cavallo tra il 2012 e il 2013, ad un imprevisto sorpasso dell’area culturale di destra rispetto all’area di sinistra (in questo periodo il 38% dell’elettorato 5 Stelle si dichiara «di destra» contro il 26% della connotazione opposta) per poi riequilibrarsi nei giorni delle elezioni politiche. Un equilibrio profondamente instabile(5).
Il MoVimento 5 Stelle, per paradosso, è stato il primo partito sia tra gli imprenditori (ben il 44,3% ha scelto il MoVimento di Grillo), sia tra gli operai (il 38,4% di questi ha sostenuto i 5 Stelle), sia tra i disoccupati (qui la percentuale è del 40%)(6).
Tenere unita questa miscellanea non è semplice. Ogni proposta rischia di scontentare qualcuno, ogni presa di posizione rischia di far storcere il naso a qualcun altro. A conseguenza di ciò, la scelta di Grillo è quella di continuare imperterrito a urlare slogan o a farsi bandiera di proposte dai contorni poco chiari, in modo da accontentare tutti. Vengono evitate accuratamente l’analisi dei problemi, le proposte concrete e (manco a dirlo) i compromessi con gli altri partiti.
Grillo sceglie di starsene fuori da tutto questo, preferisce stare barricato nel suo salotto di casa rifiutando ogni tipo di confronto e sparando quotidianamente i suoi infantili epiteti contro tutto e tutti (con particolare predilezione per i politici e gli intellettuali di sinistra).
Quando ci sono questioni su cui è impossibile tacere, la tecnica usata è quella di dare «un colpo al cerchio e un colpo alla botte». Un esempio su tutti: i candidati per la Presidenza della Repubblica. Prima si sostengono con veemenza Gabanelli e Rodotà, poi, per non scontentare la frangia di destra dell’elettorato, vengono ripudiati con accuse e frasi talvolta offensive.
Altro esempio: la legge elettorale. Qui le varie giravolte farebbero impallidire anche Roberto Bolle: prima si sostiene il Mattarellum, poi si dichiara che pur di ottenere le urne si può accettare anche il Porcellum, poi si ritorna sul Mattarellum, poi si elabora un bizzarro progetto ispano-elvetico. Dimenticato il progetto si ritorna sul Mattarellum (strizzando un occhio anche al proporzionale puro), poi, dulcis in fundo, si decide di consultare la rete, negli stessi giorni in cui la legge elettorale Renzi-Berlusconi-Alfano viene discussa in Aula.
In questo modo si cerca di far felici tutti, senza avanzare una vera proposta e attirando l’attenzione dei media che, dedicando spazio a Grillo, non parlano dell’iter delle riforme che rischia di mandare all’aria i principali slogan elettorali del comico.
Se finora gli slogan di Grillo, fatta qualche eccezione, si potevano liquidare come un contorno ornamentale e pittoresco del dibattito pubblico, in questi giorni la cosa ha assunto dei contorni più preoccupanti.
Il comico, infatti, si sta particolarmente accanendo contro il Presidente della Camera Laura Boldrini. Sfruttando la misoginia intrinseca e a stento nascosta di molti italiani, la si è scelta come autentico capro espiatorio. La colpa? Non aver scisso il decreto Imu-Bankitalia in due decreti distinti. Scissione che, cosa fondamentale, non spetta al Presidente della Camera. Dopo giorni di aspro confronto, Boldrini si è trovata costretta a interrompere il dibattito parlamentare (la famigerata «tagliola») e di procedere alla votazione del decreto prima che questo decadesse. Una scelta quasi automatica, che non ha nulla di illegale, ma che ha fornito un ottimo pretesto per le peggiori insinuazioni nei suoi riguardi. Un comportamento preoccupante, meschino. Chiunque ha osato esprimere la propria perplessità su questi atti (specie validi studiosi come Corrado Augias) si è ritrovato ricoperto di insulti.
Boldrini, proprio lei che meno di tutti ha a che fare con i vecchi partiti e la vecchia politica (fra l’altro il partito di cui fa parte è all’opposizione esattamente come i 5 Stelle), proprio lei che ha dimezzato le spese di rappresentanza della Camera, proprio lei che ha rinunciato agli appartamenti di servizio, proprio lei che ha fatto diminuire le indennità dei dipendenti della Camera dal 70 al 30%, proprio lei che con queste mosse ha restituito allo Stato 10 milioni, proprio lei che ha rifiutato la scorta(7), proprio lei che annunciò: «Ho accettato di candidarmi per un progetto nuovo di società, perché ero indignata della politica», proprio lei che dichiarò: «Rinunzio all’uso dell’alloggio di servizio e al rimborso delle spese accessorie di viaggio e telefoniche. Inoltre, domando che le indennità di funzione e il mio rimborso delle spese per l’esercizio del mandato parlamentare siano ridotti della metà», proprio lei che, negli stessi giorni, disse: «L’acqua pubblica torni a essere un diritto umano universale», proprio lei che denunciò: «La misura è colma, la violenza sulle donne reclama attenzione maggiore. È un’urgenza che il Parlamento spero avverta come incalzante», proprio lei che, con gli stessi toni, proclamò: «Chi ha sparato a Palazzo Chigi era un disperato per perdita di lavoro. Urge dare risposte perché la crisi trasforma le vittime in carnefici». Proprio lei che, qualche mese dopo, disse: «Non può più riproporsi il conflitto lacerante tra produzione e tutela dell’ambiente, tra lavoro e salute». Proprio lei che denunciò con le lacrime agli occhi: «Sembra incredibile: dopo tanti anni dalla strage di Bologna chiediamo la cosa più semplice e non abbiamo ancora una risposta: abbiamo gli esecutori ma mancano i mandanti, i burattinai, gli strateghi».
Insomma, proprio lei che, sagacemente, riassunse tutto questo domandando: «Ci si aspetta che faccia il classico Presidente della Camera? Ma io non sono un presidente classico»(8).
Alla luce di tutto ciò, si capisce che l’accanimento nei suoi confronti non ha nulla di politico. La ferocia con la quale è stata vituperata è unicamente il frutto malato di una frustrazione inaccettabile in un paese civile. Dopo le frasi degradanti che le sono state rivolte, i 5 Stelle hanno dimostrato che non sono loro l’alternativa politica dopo anni di orrenda gestione della cosa pubblica. Anzi, incarnano i peggiori difetti di un popolo. Difetti che speravamo essere superati.

-------------------------------------------

(1) da Luca Mastrantonio, sul «Corriere della Sera» del 03/01/2014
(2) ibid.
(3) Se guardiamo alle forze politiche e non alle coalizioni, il MoVimento 5 Stelle è la forza che ha preso più voti sul territorio nazionale. I dati del Ministero dell'Interno dicono che nel territorio italiano (fatta eccezione per la Valle d'Aosta) il MoVimento ha raccolto 8.689.458 voti per la Camera dei Deputati e 7.285.850 voti per il Senato della Repubblica. Se si sommano però i voti degli italiani all'estero, si scopre che il MoVimento 5 Stelle, nell'intero risultato elettorale, è la seconda forza politica dopo il Pd. Nel risultato complessivo, l'M5S ha raccolto 8.797.902 voti per la Camera e 7.471.671 voti per il Senato, mentre il Partito Democratico ha raccolto rispettivamente 8.932.615 e 8.683.690 voti
(4) I dati sono stati forniti dall'Indagine Osservatorio elettorale LaPolis (Università di Urbino), marzo 2013 (base: 1528 casi). Il risultato completo dello studio è stato riportato nel libro «Un Salto Nel Voto» di Ilvo Diamanti, ed.2013, pag.49
(5) Le analisi (condotte dall'Osservatorio elettorale LaPolis) utilizzano un sistema di medie mobili che cumulano cluster sovrapposti di tre indagini. Tale strategia permette di disporre di numerosità adeguate per una componente elettorale inizialmente piuttosto circoscritta. Il risultato completo dello studio è stato riportato nel libro «Un Salto Nel Voto» di Ilvo Diamanti, ed.2013, pag.69
(6) I dati sono stati forniti dall'Indagine Osservatorio elettorale LaPolis (Università di Urbino), febbraio-marzo 2013 (base: 3546 casi). Il risultato completo dello studio è stato riportato nel libro «Un Salto Nel Voto» di Ilvo Diamanti, ed.2013, pag.66
(7) Le informazioni fin qui riportate sull'attività politica di Laura Boldrini sono state estrapolate dalle affermazioni di quest'ultima durante un intervento a TgCom 24 nel novembre 2013 e riportate dal «Corriere della Sera» del 25/11/2013
(8) Le affermazioni sono state riportate su «La Stampa» del 12/09/2013 a cura di Mattia Feltri. Delle affermazioni trascritte, la prima è stata pronunciata il 17/03/2013, la seconda il 21/03/2013, la terza il 22/03/2013, la quarta il 20/04/2013, la quinta il 28/04/2013, la sesta il 07/06/2013, la settima il 02/08/2013 e l'ultima il 29/07/2013

Nessun commento:

Posta un commento