Prima il «boia» rivolto (in Parlamento) al Presidente della
Repubblica, poi la vera e propria occupazione della Camera e delle Commissioni
(a suon di urla, minacce, insulti e ostruzionismo fisico), poi la richiesta di
messa in stato d’accusa di Napolitano, poi la provocatoria domanda «Voi cosa
fareste da soli in macchina con la
Boldrini ?» corredata dalle prevedibili nauseabonde risposte
da parte della rete. Il MoVimento 5 Stelle non concede tregua. Ogni giorno
viene messa a punto una nuova arma, un nuovo pretesto, un nuovo capro
espiatorio per scatenare l’odio popolare.
Con la scusa che «tutti i mezzi d’informazione sono
corrotti», il padre-padrone del MoVimento, il comico Beppe Grillo, si erge a
portatore di verità evangeliche, verità evangeliche ascoltate e credute senza
remore dai suoi adepti. E pazienza se, dopo aver analizzato più di 60mila
dichiarazioni, lo staff del sito web PagellaPolitica.it abbia rivelato che
soltanto il 58% delle affermazioni del comico sono riconducibili alla realtà
(una percentuale uguale a quella di Berlusconi, tanto per intenderci)(1).
Tanto per dirne una (forse la più grossa), durante la tappa
a Siena dello Tsunami Tour nel gennaio 2013, aveva riferito che la crescita
toglie posti di lavoro. A dimostrazione di ciò, riportava che la Germania aveva
raddoppiato la sua produzione portando però ad una riduzione del 15% dei posti
di lavoro. Una panzana smentita dai dati Eurostat e Ocse: la produzione tedesca
non è raddoppiata, e i posti di lavoro sono, anzi, aumentati. Una perla del
genere ha meritato giustamente il titolo onorifico di «Panzana dell’anno»,
mentre il suo inventore, Grillo, ha ricevuto nientemeno che l’iridato titolo di
«Pinocchio 2013»(2).
Se continua di questo passo, temo che il comico possa essere
il favorito anche per l’edizione 2014 di questo premio. Ogni giorno, infatti,
la fervida fantasia di Grillo partorisce nuovi slogan, nuove invettive, nuove
vicende. Il tutto rigorosamente inventato di sana pianta. Un esempio su tutti:
l’esborso da parte dello Stato di 7,5 miliardi di euro per le banche azioniste
di Bankitalia.
Lo scopo principale di queste scempiaggini è semplice e
terrificante: scatenare ancora di più l’odio verso la politica e le
Istituzioni, specie in un periodo in cui la macchina delle riforme si sta
mettendo in moto. Ma non solo. Lo scopo di questi slogan privi di
argomentazione è anche quella di tenera unita e salda la sua base elettorale.
Lo sappiamo tutti: il MoVimento 5 Stelle è stato la forza
politica che ha riscosso più successo sul territorio nazionale alle elezioni
politiche del febbraio 2013(3). Un vero e proprio «tsunami» di voti che conosce
però un unico e flebile comune denominatore: l’odio verso la politica.
Coloro che hanno votato il MoVimento non lo hanno fatto per
la fiducia che nutrono in Grillo (solo il 14% degli elettori 5 Stelle ha scelto
il proprio voto in base alla simpatia per il leader, contro il 22 del Pd, il 41
del Pdl e il 68 di Sc), bensì per il programma elettorale (un striminzito
elenco di frasette racchiuse in poche pagine) e per l’avversione nei confronti
del resto delle forze politiche. Ben il 57% dell’elettorato 5 Stelle è stato
spinto da uno di questi due motivi nella sua scelta di voto(4).
Non c’è nessuna ideologia di fondo, né alcun progetto di
base. La mancanza delle basi essenziali per dare vita ad una forza politica
(non c’è nemmeno un candidato premier!) ha provocato una grande eterogeneità
tra gli elettori del MoVimento 5 Stelle. L’M5S ha pescato i suoi voti in ogni
settore della vita pubblica, in ogni angolo geografico del paese, in ogni
cultura e tradizione politica.
Agli albori, il MoVimento aveva una preponderante
connotazione giovanile, di sinistra (alla fine del 2010 il 33% della base
proveniva da questa cultura politica) e attirava per la gran parte lavoratori
dipendenti. Con le Amministrative del 2012, i 5 Stelle iniziano ad avere più
notorietà. L’aumento di notorietà ha comportato un significativo mutamento nel
tipo di elettorato, che porterà addirittura, a cavallo tra il 2012 e il 2013,
ad un imprevisto sorpasso dell’area culturale di destra rispetto all’area di
sinistra (in questo periodo il 38% dell’elettorato 5 Stelle si dichiara «di
destra» contro il 26% della connotazione opposta) per poi riequilibrarsi nei
giorni delle elezioni politiche. Un equilibrio profondamente instabile(5).
Il MoVimento 5 Stelle, per paradosso, è stato il primo
partito sia tra gli imprenditori (ben il 44,3% ha scelto il MoVimento di Grillo),
sia tra gli operai (il 38,4% di questi ha sostenuto i 5 Stelle), sia tra i
disoccupati (qui la percentuale è del 40%)(6).
Tenere unita questa miscellanea non è semplice. Ogni
proposta rischia di scontentare qualcuno, ogni presa di posizione rischia di
far storcere il naso a qualcun altro. A conseguenza di ciò, la scelta di Grillo
è quella di continuare imperterrito a urlare slogan o a farsi bandiera di
proposte dai contorni poco chiari, in modo da accontentare tutti. Vengono
evitate accuratamente l’analisi dei problemi, le proposte concrete e (manco a
dirlo) i compromessi con gli altri partiti.
Grillo sceglie di starsene fuori da tutto questo, preferisce
stare barricato nel suo salotto di casa rifiutando ogni tipo di confronto e
sparando quotidianamente i suoi infantili epiteti contro tutto e tutti (con
particolare predilezione per i politici e gli intellettuali di sinistra).
Quando ci sono questioni su cui è impossibile tacere, la
tecnica usata è quella di dare «un colpo al cerchio e un colpo alla botte». Un
esempio su tutti: i candidati per la Presidenza della Repubblica. Prima si sostengono
con veemenza Gabanelli e Rodotà, poi, per non scontentare la frangia di destra
dell’elettorato, vengono ripudiati con accuse e frasi talvolta offensive.
Altro esempio: la legge elettorale. Qui le varie giravolte
farebbero impallidire anche Roberto Bolle: prima si sostiene il Mattarellum,
poi si dichiara che pur di ottenere le urne si può accettare anche il
Porcellum, poi si ritorna sul Mattarellum, poi si elabora un bizzarro progetto
ispano-elvetico. Dimenticato il progetto si ritorna sul Mattarellum (strizzando
un occhio anche al proporzionale puro), poi, dulcis in fundo, si decide di
consultare la rete, negli stessi giorni in cui la legge elettorale
Renzi-Berlusconi-Alfano viene discussa in Aula.
In questo modo si cerca di far felici tutti, senza avanzare
una vera proposta e attirando l’attenzione dei media che, dedicando spazio a
Grillo, non parlano dell’iter delle riforme che rischia di mandare all’aria i
principali slogan elettorali del comico.
Se finora gli slogan di Grillo, fatta qualche eccezione, si
potevano liquidare come un contorno ornamentale e pittoresco del dibattito
pubblico, in questi giorni la cosa ha assunto dei contorni più preoccupanti.
Il comico, infatti, si sta particolarmente accanendo contro
il Presidente della Camera Laura Boldrini. Sfruttando la misoginia intrinseca e
a stento nascosta di molti italiani, la si è scelta come autentico capro espiatorio.
La colpa? Non aver scisso il decreto Imu-Bankitalia in due decreti distinti.
Scissione che, cosa fondamentale, non spetta al Presidente della Camera. Dopo
giorni di aspro confronto, Boldrini si è trovata costretta a interrompere il
dibattito parlamentare (la famigerata «tagliola») e di procedere alla votazione
del decreto prima che questo decadesse. Una scelta quasi automatica, che non ha
nulla di illegale, ma che ha fornito un ottimo pretesto per le peggiori
insinuazioni nei suoi riguardi. Un comportamento preoccupante, meschino.
Chiunque ha osato esprimere la propria perplessità su questi atti (specie
validi studiosi come Corrado Augias) si è ritrovato ricoperto di insulti.
Boldrini, proprio lei che meno di tutti ha a che fare con i
vecchi partiti e la vecchia politica (fra l’altro il partito di cui fa parte è
all’opposizione esattamente come i 5 Stelle), proprio lei che ha dimezzato le
spese di rappresentanza della Camera, proprio lei che ha rinunciato agli
appartamenti di servizio, proprio lei che ha fatto diminuire le indennità dei
dipendenti della Camera dal 70 al 30%, proprio lei che con queste mosse ha
restituito allo Stato 10 milioni, proprio lei che ha rifiutato la scorta(7),
proprio lei che annunciò: «Ho accettato di candidarmi per un progetto nuovo di
società, perché ero indignata della politica», proprio lei che dichiarò:
«Rinunzio all’uso dell’alloggio di servizio e al rimborso delle spese
accessorie di viaggio e telefoniche. Inoltre, domando che le indennità di
funzione e il mio rimborso delle spese per l’esercizio del mandato parlamentare
siano ridotti della metà», proprio lei che, negli stessi giorni, disse:
«L’acqua pubblica torni a essere un diritto umano universale», proprio lei che
denunciò: «La misura è colma, la violenza sulle donne reclama attenzione
maggiore. È un’urgenza che il Parlamento spero avverta come incalzante»,
proprio lei che, con gli stessi toni, proclamò: «Chi ha sparato a Palazzo Chigi
era un disperato per perdita di lavoro. Urge dare risposte perché la crisi
trasforma le vittime in carnefici». Proprio lei che, qualche mese dopo, disse:
«Non può più riproporsi il conflitto lacerante tra produzione e tutela
dell’ambiente, tra lavoro e salute». Proprio lei che denunciò con le lacrime
agli occhi: «Sembra incredibile: dopo tanti anni dalla strage di Bologna
chiediamo la cosa più semplice e non abbiamo ancora una risposta: abbiamo gli
esecutori ma mancano i mandanti, i burattinai, gli strateghi».
Insomma, proprio lei che, sagacemente, riassunse tutto
questo domandando: «Ci si aspetta che faccia il classico Presidente della
Camera? Ma io non sono un presidente classico»(8).
Alla luce di tutto ciò, si capisce che l’accanimento nei suoi confronti non
ha nulla di politico. La ferocia con la quale è stata vituperata è unicamente
il frutto malato di una frustrazione inaccettabile in un paese civile. Dopo le
frasi degradanti che le sono state rivolte, i 5 Stelle hanno dimostrato che non
sono loro l’alternativa politica dopo anni di orrenda gestione della cosa
pubblica. Anzi, incarnano i peggiori difetti di un popolo. Difetti che
speravamo essere superati.
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(1) da Luca Mastrantonio, sul «Corriere della Sera» del 03/01/2014
(2) ibid.
(3) Se guardiamo alle forze politiche e non alle coalizioni, il MoVimento 5 Stelle è la forza che ha preso più voti sul territorio nazionale. I dati del Ministero dell'Interno dicono che nel territorio italiano (fatta eccezione per la Valle d'Aosta) il MoVimento ha raccolto 8.689.458 voti per la Camera dei Deputati e 7.285.850 voti per il Senato della Repubblica. Se si sommano però i voti degli italiani all'estero, si scopre che il MoVimento 5 Stelle, nell'intero risultato elettorale, è la seconda forza politica dopo il Pd. Nel risultato complessivo, l'M5S ha raccolto 8.797.902 voti per la Camera e 7.471.671 voti per il Senato, mentre il Partito Democratico ha raccolto rispettivamente 8.932.615 e 8.683.690 voti
(4) I dati sono stati forniti dall'Indagine Osservatorio elettorale LaPolis (Università di Urbino), marzo 2013 (base: 1528 casi). Il risultato completo dello studio è stato riportato nel libro «Un Salto Nel Voto» di Ilvo Diamanti, ed.2013, pag.49
(5) Le analisi (condotte dall'Osservatorio elettorale LaPolis) utilizzano un sistema di medie mobili che cumulano cluster sovrapposti di tre indagini. Tale strategia permette di disporre di numerosità adeguate per una componente elettorale inizialmente piuttosto circoscritta. Il risultato completo dello studio è stato riportato nel libro «Un Salto Nel Voto» di Ilvo Diamanti, ed.2013, pag.69
(6) I dati sono stati forniti dall'Indagine Osservatorio elettorale LaPolis (Università di Urbino), febbraio-marzo 2013 (base: 3546 casi). Il risultato completo dello studio è stato riportato nel libro «Un Salto Nel Voto» di Ilvo Diamanti, ed.2013, pag.66
(7) Le informazioni fin qui riportate sull'attività politica di Laura Boldrini sono state estrapolate dalle affermazioni di quest'ultima durante un intervento a TgCom 24 nel novembre 2013 e riportate dal «Corriere della Sera» del 25/11/2013
(8) Le affermazioni sono state riportate su «La Stampa» del 12/09/2013 a cura di Mattia Feltri. Delle affermazioni trascritte, la prima è stata pronunciata il 17/03/2013, la seconda il 21/03/2013, la terza il 22/03/2013, la quarta il 20/04/2013, la quinta il 28/04/2013, la sesta il 07/06/2013, la settima il 02/08/2013 e l'ultima il 29/07/2013
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