mercoledì 6 agosto 2014

Tromboni d'Italia



La mediocrità della classe dirigente del nostro Paese si dimostra anche attraverso la presuntuosa pomposità del modo in cui questa si pone agli occhi dei cittadini. Ad esempio: quasi nessuno è al corrente che il titolo di «onorevole» venne abolito dal regime fascista col Foglio d’Ordini  n°1277 del 4 marzo 1939; eppure la politica italiana continua (eccezion fatta per i 5 Stelle) ad adoperare questo titolo manco fosse un blasone nobiliare. E guai a toccarglielo! Guai se qualcuno ingenuamente si appella ai nostri rappresentanti omettendo questo titolo! Il distacco tra il patrizio e il plebeo, il fossato tra il nobile e il popolano è doveroso che venga ben contrassegnato e che nessuno si azzardi a dimenticarlo!
Non sono solo esercizi di retorica, sono fatti che avvengono quotidianamente nell’Italia del XXI secolo: più o meno un anno fa l’Esimia Onorevole Dottoressa Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza della Regione Calabria Marialina Intrieri vergò una piccata missiva al funzionario prefettizio di Crotone per rimproverarlo di un fatto a suo avviso sacrilego: aver scritto una lettera in cui si appellava alla Intrieri solo con il semplice e plebeo «dott.sa», omettendo il titolo «on.». Una svista recepita come un insulto, come una lesa maestà da parte dell’interessata. Come poter tacere dinnanzi a un affronto simile? La Dott.sa On.Intrieri non ci ha pensato due volte: ha rifiutato la lettera e ha risposto seccamente con la missiva a cui abbiamo già accennato qualche rigo più su. Una lettera in cui si costringe la prefettura di Crotone a riformulare la richiesta, non dimenticando però il «pertinente titolo istituzionale».
E vabbè, può darsi che per la Dott.sa On. si trattasse di una giornata storta, può darsi che la lettera sia stata causata da stress e frustrazione. Tutt’altro: anche a giorni di distanza la Dott.sa On. continua a rivendicare con orgoglio il suo gesto. «Confermo tutto e aggiungo pure che un’articolazione dello Stato deve rispettare quanto impone il protocollo. Il titolo “onorevole” rimane anche quando non si riveste più l’incarico di parlamentare», asserisce spavalda. Come ha osato la prefettura di Crotone dimenticare la caratura istituzionale della Dott.sa On.Intrieri, seduta nei banchi del Parlamento per due anni nel corso di una carriera politica passata a oscillare dal centro alla destra, dalla destra alla sinistra e dalla sinistra alla destra? E se qualche sprovveduto non conoscesse per filo e per segno la storia di questa illustre statista basterebbe dare un’occhiata al sito web della Regione Calabria: la pomposa biografia dell’Illustre Dott.sa On.Intrieri è contenuta in 862 parole che farebbero intimidire qualunque semplice cittadino (Eugenio Montale per descrivere se stesso ne adoperò 13: «Dottore in lettere, giornalista, scrittore, poeta, premio Nobel per la letteratura nel 1975»).
Un’analoga vicenda più vicina nel tempo è accaduta con l’Illustre Onorevole Sindaco di Carovigno Cosimo Mele. L’On.Mele quando era deputato dell’Udc era passato agli onori delle cronache per uno scandalo riguardante certi festini a base di cocaina e prostitute che avevano luogo all’hotel Flora di via Veneto. A distanza di qualche anno, l’On.Mele lo ritroviamo nelle vesti di primo cittadino del comune di Carovigno, impegnato a scrivere una lettera rivolta al personale del municipio il cui contenuto è il seguente: «Con la presente si comunica ai dipendenti comunali che dalla data odierna tutti i documenti in uscita a firma del sindaco, devono contenere il titolo di onorevole. Firmato: On.Cosimo Mele».
Nessuno intende negare il rispetto verso le istituzioni, ci mancherebbe, ma qui la vanità (tutta formale) delle persone citate rasenta pericolosamente il ridicolo: è dalla notte dei tempi che comici, satirici e gente dello spettacolo dileggiano questa puntigliosa altezzosità. Più di un secolo fa, era il 1898, il giornalista satirico Vamba (conosciuto per aver inventato il personaggio di Giamburrasca) dedicava un articolo a «L’onorevole Qualunqui e i suoi ultimi diciotto mesi di vita parlamentare», il cui testo era: «L’onorevole Qualunquo Qualunqui rappresenta al Parlamento italiano il secondo Collegio di Dovunque. Dalla 15 legislatura fino agli ultimi tempi ha fedelmente combattuto nel partito dei Purchessisti, propugnando il programma Qualsivoglia e appoggiando il gabinetto Qualsiasi».
Nel 1948 Claudio Villa aveva dedicato addirittura una canzone a «L’Onorevole Bricolle», descritto così nei versi del brano: «L’Onorevole Bricolle, deputato di Gioia del Colle / col suo bianco gilet e le ghette ai suoi piè / farà molto parlare di sé / Da quel dì ch’è deputato, è da ognun riverito e ossequiato / onorevole quale onorevole là, è davvero una celebrità…»
Il caso più celebre è quello del colloquio tra Totò e l’On.Cosimo Trombetta nella pellicola «Totò a colori»:
- Se mi permettete, sono l’Onorevole Trombetta.
- Trombetta?
- Sì
- Trombetta, Trombetta…Questo nome non mi è nuovo
- Beh, l’avrete letto sul giornale
- Ho conosciuto anche suo padre, sa?
- Beh, non mi stupisce, mio padre è talmente conosciuto…
- Eh, chi è che non lo conosce quel Trombone di suo padre!
Il più geniale di tutti è stato però l’inarrivabile attore napoletano Eduardo de Filippo: nel film «L’oro di Napoli» Eduardo suggerisce agli amici una pena esemplare per punire il vanesio e strafottente nobile del rione: «Il pernacchio». Giustificato impeccabilmente nel seguente modo: «C’è pernacchio e pernacchio…Anzi, vi posso dire che il vero pernacchio non esiste più. Quello attuale, corrente…Quello si chiama pernacchia. Sì, ma è una cosa volgare…brutta! Il pernacchio classico è un’arte (…). Il pernacchio può essere di due specie: di testa e di petto. Nel caso nostro, li dobbiamo fondere: deve essere di testa e di petto, cioè cervello e passione. Insomma, ‘o pernacchio che facciamo a questo signore deve significare: tu sì ‘na schifezza ‘e uommn». E così, ogni volta che l’altezzoso signorotto entra o esce di casa, il saluto con cui viene tributato è: «Duca Alfonso Maria Sant’Agata dei Fornari: Prrrrrrrrr!»
Ecco, un analogo saluto è la risposta più sintetica che si può dare all’On.Intrieri, all’On.Mele e agli innumerevoli loro consimili.

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