La mediocrità della classe
dirigente del nostro Paese si dimostra anche attraverso la presuntuosa
pomposità del modo in cui questa si pone agli occhi dei cittadini. Ad esempio:
quasi nessuno è al corrente che il titolo di «onorevole» venne abolito dal
regime fascista col Foglio d’Ordini
n°1277 del 4 marzo 1939; eppure la politica italiana continua (eccezion
fatta per i 5 Stelle) ad adoperare questo titolo manco fosse un blasone nobiliare.
E guai a toccarglielo! Guai se qualcuno ingenuamente si appella ai nostri
rappresentanti omettendo questo titolo! Il distacco tra il patrizio e il
plebeo, il fossato tra il nobile e il popolano è doveroso che venga ben
contrassegnato e che nessuno si azzardi a dimenticarlo!
Non sono solo esercizi di retorica,
sono fatti che avvengono quotidianamente nell’Italia del XXI secolo: più o meno
un anno fa l’Esimia Onorevole Dottoressa Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza
della Regione Calabria Marialina Intrieri vergò una piccata missiva al
funzionario prefettizio di Crotone per rimproverarlo di un fatto a suo avviso
sacrilego: aver scritto una lettera in cui si appellava alla Intrieri solo con
il semplice e plebeo «dott.sa», omettendo il titolo «on.». Una svista recepita
come un insulto, come una lesa maestà da parte dell’interessata. Come poter
tacere dinnanzi a un affronto simile? La Dott.sa On.Intrieri
non ci ha pensato due volte: ha rifiutato la lettera e ha risposto seccamente
con la missiva a cui abbiamo già accennato qualche rigo più su. Una lettera in
cui si costringe la prefettura di Crotone a riformulare la richiesta, non
dimenticando però il «pertinente titolo istituzionale».
E vabbè, può darsi che per la Dott.sa On. si trattasse di una
giornata storta, può darsi che la lettera sia stata causata da stress e
frustrazione. Tutt’altro: anche a giorni di distanza la Dott.sa On. continua a
rivendicare con orgoglio il suo gesto. «Confermo tutto e aggiungo pure che
un’articolazione dello Stato deve rispettare quanto impone il protocollo. Il
titolo “onorevole” rimane anche quando non si riveste più l’incarico di
parlamentare», asserisce spavalda. Come ha osato la prefettura di Crotone
dimenticare la caratura istituzionale della Dott.sa On.Intrieri, seduta nei
banchi del Parlamento per due anni nel corso di una carriera politica passata a
oscillare dal centro alla destra, dalla destra alla sinistra e dalla sinistra
alla destra? E se qualche sprovveduto non conoscesse per filo e per segno la
storia di questa illustre statista basterebbe dare un’occhiata al sito web
della Regione Calabria: la pomposa biografia dell’Illustre Dott.sa On.Intrieri
è contenuta in 862 parole che farebbero intimidire qualunque semplice cittadino
(Eugenio Montale per descrivere se stesso ne adoperò 13: «Dottore in lettere,
giornalista, scrittore, poeta, premio Nobel per la letteratura nel 1975»).
Un’analoga vicenda più vicina nel
tempo è accaduta con l’Illustre Onorevole Sindaco di Carovigno Cosimo Mele.
L’On.Mele quando era deputato dell’Udc era passato agli onori delle cronache
per uno scandalo riguardante certi festini a base di cocaina e prostitute che
avevano luogo all’hotel Flora di via Veneto. A distanza di qualche anno,
l’On.Mele lo ritroviamo nelle vesti di primo cittadino del comune di Carovigno,
impegnato a scrivere una lettera rivolta al personale del municipio il cui
contenuto è il seguente: «Con la presente si comunica ai dipendenti comunali
che dalla data odierna tutti i documenti in uscita a firma del sindaco, devono
contenere il titolo di onorevole. Firmato: On.Cosimo Mele».
Nessuno intende negare il
rispetto verso le istituzioni, ci mancherebbe, ma qui la vanità (tutta formale)
delle persone citate rasenta pericolosamente il ridicolo: è dalla notte dei
tempi che comici, satirici e gente dello spettacolo dileggiano questa puntigliosa
altezzosità. Più di un secolo fa, era il 1898, il giornalista satirico Vamba
(conosciuto per aver inventato il personaggio di Giamburrasca) dedicava un
articolo a «L’onorevole Qualunqui e i suoi ultimi diciotto mesi di vita
parlamentare», il cui testo era: «L’onorevole Qualunquo Qualunqui rappresenta
al Parlamento italiano il secondo Collegio di Dovunque. Dalla 15 legislatura
fino agli ultimi tempi ha fedelmente combattuto nel partito dei Purchessisti,
propugnando il programma Qualsivoglia e appoggiando il gabinetto Qualsiasi».
Nel 1948 Claudio Villa aveva
dedicato addirittura una canzone a «L’Onorevole Bricolle», descritto così nei
versi del brano: «L’Onorevole Bricolle, deputato di Gioia del Colle / col suo
bianco gilet e le ghette ai suoi piè / farà molto parlare di sé / Da quel dì
ch’è deputato, è da ognun riverito e ossequiato / onorevole quale onorevole là,
è davvero una celebrità…»
Il caso più celebre è quello del
colloquio tra Totò e l’On.Cosimo Trombetta nella pellicola «Totò a colori»:
- Se mi permettete, sono
l’Onorevole Trombetta.
- Trombetta?
- Sì
- Trombetta, Trombetta…Questo
nome non mi è nuovo
- Beh, l’avrete letto sul
giornale
- Ho conosciuto anche suo padre,
sa?
- Beh, non mi stupisce, mio padre
è talmente conosciuto…
- Eh, chi è che non lo conosce
quel Trombone di suo padre!
Il più geniale di tutti è stato però
l’inarrivabile attore napoletano Eduardo de Filippo: nel film «L’oro di Napoli»
Eduardo suggerisce agli amici una pena esemplare per punire il vanesio e
strafottente nobile del rione: «Il pernacchio». Giustificato impeccabilmente
nel seguente modo: «C’è pernacchio e pernacchio…Anzi, vi posso dire che il vero
pernacchio non esiste più. Quello attuale, corrente…Quello si chiama
pernacchia. Sì, ma è una cosa volgare…brutta! Il pernacchio classico è un’arte
(…). Il pernacchio può essere di due specie: di testa e di petto. Nel caso
nostro, li dobbiamo fondere: deve essere di testa e di petto, cioè cervello e
passione. Insomma, ‘o pernacchio che facciamo a questo signore deve significare:
tu sì ‘na schifezza ‘e uommn». E così, ogni volta che l’altezzoso signorotto
entra o esce di casa, il saluto con cui viene tributato è: «Duca Alfonso Maria
Sant’Agata dei Fornari: Prrrrrrrrr!»
Ecco, un analogo saluto è la
risposta più sintetica che si può dare all’On.Intrieri, all’On.Mele e agli
innumerevoli loro consimili.
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